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Tre Cime di Lavaredo

Dolomiti, Alpi.



Ci sono posti che per uno scalatore e per un alpinista emanano una magia speciale, un ambiente mistico e una forte voglia di arrampicare. La prima volta che ci sono stato il giorno ero grigio, ma l'idea stava già ronzando nella mia testa. La seconda volta il sole e la bella veduta di tutte e tre l'hanno consolidata. Un'impresa difficile da intraprendere sapendo che é un posto lontano e che bisogna andarci in inverno, ma più facile di andare ad arrampicare il famoso spigolo con i miei amici (loro hanno poca capacità di giudizio...).


La storia di come sono riuscito a realizzare la mia idea comincia una sera, vicino al lago di Misurina, in un hotel completamente coperto di neve. A sinistra neve e a destra neve, in effetti tutto è coperto da cristalli stellati da due ore. Il posto è bellissimo, e per di più, il sole si sta sciogliendo con l'orizzonte, aumentando le sfumature arancio delle montagne. Oggi dormiremo qui, domani ci aspetta una lunga giornata. Prima di andare a dormire mangiamo un piatto di polenta e formaggio, non poteva essere altrimenti!


La sveglia suona presto. Io sono pronto da subito ma Giulia, come sempre, deve fare così tante cose importanti prima di uscire, che alla fine cominciamo un po' tardi. Io vado con gli sci, lei con le ciaspole. Il cammino inizia dentro il bosco. È sublime: neve alpina. Fino al rifugio Auronzo il percorso é tracciato dalla spazzaneve, così gli sciatori più esigenti non possono lamentarsi. Arrivati al rifugio, una fitta nebbia copre tutto. Una brutta giornata, ma a chi importa?


Avevo già fatto il giro due volte. Oggi ho sci e neve sotto i piedi, e il mio desiderio si è già avverato. Sono davanti alle tre cime in inverno, circondato dal silenzio assoluto, senza quasi nessun altro sul luogo. Iniziamo a destra, come sempre, fino al rifugio Lavaredo. Qui la nebbia, a volte, lascia vedere la roccia: fredda, scura, tenebrosa. Due ragazzi scompaiono tra la nebbia in direzione della via normale della cima grande. Si scatena l'indivia.


Facciamo un piccolo riposo al rifugio Lavaredo e mangiamo qualcosa. La porta dell'entrata é letteralmente coperta dalla neve. Da qui vediamo l'ultima salita del colle di Lavaredo, dove iniziaremo la discesa, vicino al Monte Paterno, fino al rifugio Locatelli. L'ascensione del colle è accessibile e rapida. Dall'alto, ancora non si vede niente e le tre cime rimangono nascoste sotto la nebbia fitta. Nel momento in cui ci rendiamo conto che il tempo non migliorerà, decidiamo che l'attività è finita.


Ma all'improvviso, per qualche minuto ogni cima si lascia vedere in tutta la sua bellezza, piena di neve. Per di più, e senza nebbia, davanti a me appare una fantastica discesa di neve fresca, in direzione nord. Senza pensarci neanche un attimo (va bene... con il permesso di Giulia!), inizio un'impressionante discesa sopra un abbondante pacchetto di neve polverosa. Non posso essere più contento mentre giro una volta dopo l'altra finché la pendente scompare. La nebbia torna e ritorno da dove sono sceso qualche istante prima.


Senza il nostro obiettivo raggiunto ma molto soddisfatti, torniamo per lo stesso percorso da cui siamo venuti. Scendiamo fino al rifugio Lavaredo aggirando da sotto le tre cime in direzione del rifugio Auronzo. In questo istante comincia a nevicare, e decidiamo di andare per la pista, non per il bosco. Io, in qualche momento e quando il cammino lo permette, scendo addentrandomi nel bosco e godendo, un poco di più e per breve tempo, della fantastica neve alpina. Siamo arrivati al nostro destino e questa storia é finita, ma sono sicuro che non sarà l'ultima.

Una cima per ogni decennio di vita, un regalo perfetto. Grazie.

Una per ogni decennio

Tre Cime di Lavaredo

Dolomiti, Alpi.



Ci sono posti che per uno scalatore e per un alpinista emanano una magia speciale, un ambiente mistico e una forte voglia di arrampicare. La prima volta che ci sono stato il giorno ero grigio, ma l'idea stava già ronzando nella mia testa. La seconda volta il sole e la bella veduta di tutte e tre l'hanno consolidata. Un'impresa difficile da intraprendere sapendo che é un posto lontano e che bisogna andarci in inverno, ma più facile di andare ad arrampicare il famoso spigolo con i miei amici (loro hanno poca capacità di giudizio...).


La storia di come sono riuscito a realizzare la mia idea comincia una sera, vicino al lago di Misurina, in un hotel completamente coperto di neve. A sinistra neve e a destra neve, in effetti tutto è coperto da cristalli stellati da due ore. Il posto è bellissimo, e per di più, il sole si sta sciogliendo con l'orizzonte, aumentando le sfumature arancio delle montagne. Oggi dormiremo qui, domani ci aspetta una lunga giornata. Prima di andare a dormire mangiamo un piatto di polenta e formaggio, non poteva essere altrimenti!


La sveglia suona presto. Io sono pronto da subito ma Giulia, come sempre, deve fare così tante cose importanti prima di uscire, che alla fine cominciamo un po' tardi. Io vado con gli sci, lei con le ciaspole. Il cammino inizia dentro il bosco. È sublime: neve alpina. Fino al rifugio Auronzo il percorso é tracciato dalla spazzaneve, così gli sciatori più esigenti non possono lamentarsi. Arrivati al rifugio, una fitta nebbia copre tutto. Una brutta giornata, ma a chi importa?


Avevo già fatto il giro due volte. Oggi ho sci e neve sotto i piedi, e il mio desiderio si è già avverato. Sono davanti alle tre cime in inverno, circondato dal silenzio assoluto, senza quasi nessun altro sul luogo. Iniziamo a destra, come sempre, fino al rifugio Lavaredo. Qui la nebbia, a volte, lascia vedere la roccia: fredda, scura, tenebrosa. Due ragazzi scompaiono tra la nebbia in direzione della via normale della cima grande. Si scatena l'indivia.


Facciamo un piccolo riposo al rifugio Lavaredo e mangiamo qualcosa. La porta dell'entrata é letteralmente coperta dalla neve. Da qui vediamo l'ultima salita del colle di Lavaredo, dove iniziaremo la discesa, vicino al Monte Paterno, fino al rifugio Locatelli. L'ascensione del colle è accessibile e rapida. Dall'alto, ancora non si vede niente e le tre cime rimangono nascoste sotto la nebbia fitta. Nel momento in cui ci rendiamo conto che il tempo non migliorerà, decidiamo che l'attività è finita.


Ma all'improvviso, per qualche minuto ogni cima si lascia vedere in tutta la sua bellezza, piena di neve. Per di più, e senza nebbia, davanti a me appare una fantastica discesa di neve fresca, in direzione nord. Senza pensarci neanche un attimo (va bene... con il permesso di Giulia!), inizio un'impressionante discesa sopra un abbondante pacchetto di neve polverosa. Non posso essere più contento mentre giro una volta dopo l'altra finché la pendente scompare. La nebbia torna e ritorno da dove sono sceso qualche istante prima.


Senza il nostro obiettivo raggiunto ma molto soddisfatti, torniamo per lo stesso percorso da cui siamo venuti. Scendiamo fino al rifugio Lavaredo aggirando da sotto le tre cime in direzione del rifugio Auronzo. In questo istante comincia a nevicare, e decidiamo di andare per la pista, non per il bosco. Io, in qualche momento e quando il cammino lo permette, scendo addentrandomi nel bosco e godendo, un poco di più e per breve tempo, della fantastica neve alpina. Siamo arrivati al nostro destino e questa storia é finita, ma sono sicuro che non sarà l'ultima.

Una cima per ogni decennio di vita, un regalo perfetto. Grazie.

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